Elia Chiarenza
LA MIA STORIA
Nel 1954 c'era un villaggio chiamato " Il Villaggio Azzurro ", era alla periferia di un paese, Galatina, in provincia di Lecce e si chiamava così perchè in quel villaggio abitavano le famiglie degli " Aviatori ", in paese la gente chiamava così gli uomini dell'Aeronautica Militare, piloti e specialisti, che facevano servizio presso l'aeroporto che era ed è, ancora oggi, sede della scuola di volo dove, come si dice ormai per tradizione antica, " I Pinguini mettono le Ali ".
C’era sempre un gran movimento in quel villaggio fatto di case basse e bianche con le persiane verdi; specialmente nelle belle giornate di sole, quando i bambini ed i ragazzi che non erano a scuola si ritrovavano in gruppi tra i giardinetti, i marciapiedi lungo le case, la piazza, il sagrato della chiesa. Tutti si davano un gran da fare, in un vociare allegro e festoso di chi trascorreva un’infanzia allegra e spensierata. Molti aeroplani sorvolavano quel villaggio durante le missioni addestrative e spesso quei bambini rimanevano con gli occhi incollati al cielo, per seguire le evoluzioni di quegli uomini che con le loro macchine scintillanti eseguivano acrobazie e volteggi che toglievano il fiato e lasciavano a bocca aperta, con la mente che volava, fantasticando e sognando quegli abitacoli.
Ogni tanto si sentiva un suono lontano, diverso dal solito, che richiamava l’attenzione di chi era indaffarato in giochi di vario genere, il rumore era quello di un motore d’aeroplano che i ragazzi, ormai, conoscevano bene; non era raro, infatti, che qualche aeroplano sorvolasse a bassa quota quel villaggio.
Allora tutto si fermava, i giochi, il vocio, qualche persiana si apriva, qualcuno usciva di casa e tutti, col naso all’insù, si davano alla ricerca di quell’aeroplano; il rombo del motore aumentava e rimbalzava tra le case fino a farsi assordante; volava basso, molto basso. Lo vedo, lo vedo, urlava qualcuno, arriva da quella parte.
Tutti, allora, guardavano nella stessa direzione ed eccolo, un P51 Mustang apparve basso sugli alberi, aveva le ali d’argento che brillavano al sole, era stupendo, volava diritto verso il gruppo dei ragazzini che cominciavano a salutare; il pilota rispondeva muovendo le ali.
Quell'aeroplano era così basso che ora si vedeva bene anche la mano del pilota che salutava; uno di quei bambini, affascinato da quella scena, avendo quell’aeroplano che gli passava proprio sopra la testa, allungò la mano sperando di poterlo sfiorare. Il suo cuore batteva così forte dall’emozione che sembrava dovergli saltare fuori dal petto da un momento all’altro, sognava di potere, un giorno, essere al posto di quel pilota e volare!
Quel bambino ero io.
In un attimo l’aereo era già lontano, portandosi dietro i sogni e le fantasie di quei ragazzi e le mie.
Circa sedici anni dopo, a vent'anni, dopo molte peripezie e contro la volontà dei miei stessi genitori, entravo in Accademia a Pozzuoli come Allievo Ufficiale Pilota dei Corsi Normali, Corso Leone 3°.
Iniziava così la mia avventura fatta di sfide e fatiche, portata avanti sempre con fede e determinazione per arrivare alla meta, ringraziando Dio per l'aiuto ed il privilegio che mi ha dato di VOLARE.
Ho visto, lungo il cammino, porte aprirsi ed altre, inspiegabilmente, chiudersi nonostante la determinazione e l'impegno ma sempre ho continuato a credere che un piano andava compiendosi nella mia vita, spesso incomprensibile, a volte duro da accettare. Col passare del tempo ho capito.
Ho sempre chiesto aiuto non all'uomo ma a Dio ed ho visto realizzarsi, anche tra problemi e difficoltà, i Suoi piani ed i miei sogni.
Finita l'accademia ed i corsi presso le scuole di volo, dopo selezioni ed esami, sono arrivato a Pisa dove ho cominciato a volare con il C130H e poi, su mia richiesta, sul C119G, il glorioso vagone volante, quello degli aviatori di Kindu; pagine di storia vissuta e scritta col sangue di uomini che hanno lasciato a tutti noi un messaggio, un testimone che dobbiamo passare alle giovani generazioni, con la passione, l'entusiasmo e l'altruismo che non possono e non debbono essere dimenticati.
Nel 1978 chiedevo di essere trasferito al 31° Stormo dove ho volato come comandante sul PD 808 e copilota sul DC9 - 30 per la Presidenza del Consiglio dei Ministri e per Voli Umanitari, così come avevo fatto a Pisa dove, nel frattempo, avevo conosciuto e sposato la ragazza dei miei sogni, oggi mia moglie e dove è nata mia figlia.
Nel 1982, a 32 anni e prossimo alla promozione al grado di T. Col. Pilota, con la prospettiva di andare al Ministero dell'Aeronautica per volare con le scrivanie, decisi e non fu facile, di continuare a volare lasciando la mia tanto desiderata divisa e tutto quello che essa aveva rappresentato, per ricominciare tutto, partendo praticamente da zero, per continuare a VOLARE.
Entravo in Alisarda dove nel 1986 diventavo Comandante, volando con DC9 -30, DC9 - 51 ed MD 82.
Nel frattempo, in circa dodici anni e più di seimila ore di lavoro, costruivo nella categoria Experimental, sotto il controllo di ENAC, l'incoraggiamento di mia moglie e l'aiuto di alcuni cari amici tra i quali il mio" Maestro " ed un Ingegnere dell'università di Pisa, la semireplica in scala 3/4 del Tiger Moth DH82,
unico esemplare costruito, interamente a mano, dai disegni originali di un Ingegnere Italiano.
Primo volo effettuato tra emozioni e pensieri, difficili da esprimere a parole, indimenticabili, che mi accompagneranno per il resto degli anni che il Signore ha deciso di concedermi.
Tutto è sembrato un sogno, un bellissimo sogno che il Signore ha voluto concedermi di vivere e del quale continuo sempre a ringraziarLo.
Un giorno di molti anni fa, passeggiando tra gli ultraleggeri presenti ad una manifestazione, rimasi colpito da una frase che un pilota aveva scritto sul tettuccio del suo abitacolo: " Grazie Signore per il Privilegio di Volare ".
E' vero! Sono stato un fortunato anche io ed un privilegiato perchè ho potuto staccarmi da terra e VOLARE e di questo e di tutto quello che ho potuto vedere e provare da lassù ringrazio e continuerò a ringraziare sempre Colui che mi ha sempre accompagnato.